IL GRANDE TORINO
Il Grande Torino fu una squadra imbattibile,
capace di vincere 5 titoli consecutivi (se non si considera
l'interruzione del "campionato di guerra") tra il 1942 e il 1949, e
una Coppa Italia nel 1942; asse portante della Nazionale di quegli
anni, riusci' a portare anche 10 giocatori contemporaneamente in
campo in azzurro. Capitano e leader indiscusso di quella formazione
era Valentino Mazzola. La formazione tipo, conosciuta a memoria da
tutti gli sportivi italiani era: Bacigalupo, Ballarin, Maroso,
Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola,
Ossola. Il ciclo di vittorie venne interrotto il 4 maggio del 1949,
quando l'aereo che trasportava l'intera squadra, di ritorno da
Lisbona ando' ad infrangersi contro il muraglione posteriore della
Basilica di Superga. In quel terribile incidente aereo, rimasto nel
cuore dei torinesi e dei torinisti come la "Tragedia
di Superga", oltre all'intera squadra, titolari e riserve,
perirono anche alcuni dirigenti, i tecnici e tre giornalisti al
seguito.
(Modificato da Wikipedia)
di Giovanni Arpino
Me Grand Turin
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Mio Grande Torino
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Mario Rigamonti
Mario Rigamonti era il centromediano del Grande Torino, ma anche il
fratello di mio nonno. Era un marcatore duro e coraggioso, talvolta
rabbioso negli interventi. Il suo ruolo era quello di
centrosostegno. Non era ancora stato coniato il termine di "stopper"
e mancava ancora il libero. Doveva preoccuparsi di non far segnare
il centravanti avversario, se la vedeva lui con gli avversari piu'
difficili. Mario sapeva esaltarsi nella lotta contro l'uomo da
marcare e cercava lo scontro confidando nelle sue qualita' atletiche
notevoli. Grande colpitore di testa, rapido nello scatto e nel
recupero, imperioso negli interventi in acrobazia. Un punto sicuro
della difesa, meno raffinato di Virgilio
Maroso, piu' simile a Aldo
Ballarin. Uno degli elementi dal rendimento piu' costante,
capace di giocare tutte le partite ad un ritmo infernale, con la
massima concentrazione. Era considerato il duro della difesa, da cui
il soprannome "La roccia" . Molti centravanti dell'epoca ricordano
la sua decisione nella marcatura, cercava di anticipare i diretti
avversari, ove non gli riusciva non esitava a ricorrere alle maniere
forti. Da lui non si chiedevano preziosismi. Spesso Valerio
Bacigalupo lo aiutava in difesa richiamando la sua attenzione.
Esuberante nella vita come sul campo, era lo "scapestrato" per
eccellenza del gruppo, tanto da meritarsi anche il soprannome di
"Matto Grosso" nella trasferta brasiliana del Grande Torino.
Leggendarie le sue corse in motocicletta (passione che altri in
famiglia, come mio zio Marco, hanno in gioventu' a loro volta
coltivato) e leggendari i suoi ritardi ai raduni estivi della
squadra (e forse questo e' quello che ho ereditato io, invece delle
virtu' pedatorie...). Insieme a Bacigalupo e Danilo
Martelli formava il "Trio Nizza", i tre mattacchioni del Toro
che amavano cantare, fare scherzi, divertirsi. Una bella storia, una
di quelle belle storie fuori dal campo, che resero ancor piu'
grande, ancor piu' leggendario quel Torino. "Matto, matto come un
cavallo, ma tanto buono" cosi' era solito definirlo bonariamente il
Presidente Novo. Mario aveva una passione sfrenata per la moto e
nonostante ci fosse il veto societario, Novo lo perdonava sempre per
le sue scorribande da centauro. Era generoso, spontaneo, pronto a
riconoscere i meriti dei compagni: "Mazzola
e' meta' squadra, il resto lo facciamo noi". E' morto con i
suoi compagni nella tragedia
di Superga. A lui e' intitolato oggi lo stadio di Brescia.
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